Conferenza del Prof Francesco Mallegni su: “San Ranieri: fatti e novità”. Ammissione al club di un nuovo socio: Lorenzo Ghiadoni
Il Prof. Francesco Mallegni, antropologo di fama mondiale e docente emerito dell'Università di Pisa, ha descritto in maniera brillante ed ironica la vera storia di San Ranieri, dalla gioventù dissoluta al mignolo tagliato

17/09/2020 Annata 2020-2021

Il Presidente Sardella apre la riunione dando il benvenuto al club al nuovo socio Lorenzo Ghiadoni, ammesso nell’ambito della qualifica n.12 Insegnamento Universitario, sub. 70 Medicina e Chirurgia. Successivamente passa la parola agli amici Chiarugi e Del Prato, proponenti del nuovo socio, per una breve presentazione del suo curriculum.
Il Prof Ghiadoni si laurea in Medicina e Chirurgia (110/110 e lode) presso l’Università di Pisa nel 1992. Nel 1996 consegue il Dottorato di ricerca (50/50) presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento S. Anna di Pisa. Nel 1998 è Research Fellow presso laVascular Physiology Unit, University College of London. Nel 2001 consegue la Specializzazione in Medicina Interna presso l’Università di Pisa. Nel 2005 è Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Pisa e dal 2015 è Professore Associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale della stessa Università.

 

Mallegni
Mallegni


Successivamente il Presidente Sardella introduce il Prof. Francesco Mallegni, antropologo noto a livello mondiale e Professore emerito dell’Università di Pisa, che durante la sua trentennale esperienza ha studiato, nel suo laboratorio universitario, le ossa di migliaia di persone vissute secoli o millenni fa, ricostruendo la storia di santi (da San Ranieri e Santa Bona da Pisa a Sant'Antonio da Padova), papi (Gregorio VII), imperatori, cavalieri, artisti e popolani. Passa quindi la parola al Prof. Mallegni per la relazione su: “San Ranieri: fatti inediti e novità ”.
Prima di descrivere i risultati ottenuti studiando lo scheletro del Santo, il Prof. Mallegni descrive brevemente la vita di San Ranieri.
Il suo agiografo ci racconta che suonava uno strumento a corda e che amava folleggiare. Probabilmente le donne e il vino erano i suoi passatempi preferiti. Non per nulla i genitori erano stati tanto angustiati, e non perché si limitava a suonare solo la chitarra, ma forse per gli stravizi un po' esagerati, ma di solito propri dei giovani che cercano esperienze nuove. Ma non c'è niente che lo possa dimostrare. Ciò che risulta chiaramente è che in giovane età Ranieri ha avuto due forti colpi sulla testa, uno sopra l'occhio e l'altro nel punto dove inizia il cuoio capelluto. Quest' ultimo fu così violento che portò via anche un pezzo di osso del cranio, poi ricresciuto. L'agiografo sostiene che sarebbe stato il diavolo a tirargli delle sassate mentre lui pregava nel deserto. Infatti Ranieri si pentì della sua vita dissoluta, rinunciò alle sue ricchezze e andò in Terra Santa, dove, pare, fece alcuni miracoli, anche se non si sa bene quali. A farlo ravvedere fu l'incontro con un eremita, tal Alberto Leccapecore, ex cavaliere corso, che predicava nell'area dell'attuale Cisanello. Dopo il pentimento, però, si dice che Ranieri non riuscisse a confessarsi perché aveva commesso un peccato troppo grosso. Peccato che poi avrebbe confessato nella chiesa di San Martino, ma che ai posteri non è mai stato raccontato.
Il Prof. Mallegni, come scienziato, non crede ovviamente ai sassi tirati dal diavolo, ma pensa che si tratti invece di due ferite avute in giovane età, molto probabilmente riconducibili ad un duello durante il quale potrebbe aver ucciso qualcuno a conferma del peccato commesso in giovane età. Anche la storia che il mignolo di una mano sia stato tagliato durante una sua presunta ruberia di formaggio per dar da mangiare ai poveri non sembra veritiera. E' vero che il mignolo era tagliato, ma è anche vero che al suo posto c'erano dei fili, segno che lo avevano asportato quando era già morto per farne reliquie. D’altra parte sono risultati mancanti anche molti denti e un femore, anche questi ceduti come reliquie.
Infine, per quanto riguarda la ricostruzione fisognomica, è stata utilizzata una metodologia affinata in due secoli di ricerche da molte generazioni di scienziati, ognuno dei quali ha dato il suo contributo. La maschera d’argento fu cesellata da un calco di creta realizzato dal figlio del Prof. Mallegni.
Alla fine della relazione, il Prof. Mallegni ha risposto ad alcune curiosità espresse dai soci presenti alla conferenza.

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