La prima riunione del club per l’annata rotariana 2020-2021 inizia con una conviviale a cui partecipa come relatore il PDG Giampaolo Ladu
La relazione tenuta dal nostro socio Giampaolo Ladu ha avuto come tema “Il Rotary ieri, oggi e domani nel contesto attuale”

02/07/2020 Annata 2020-2021

Il Presidente Savino Sardella ha inizialmente ringraziato tutti i soci e gli ospiti presenti alla prima conviviale della nuova annata rotariana e, come di consueto ogni primo giovedi del mese, ha fatto gli auguri a tutti i soci che compiono gli anni durante il mese di luglio e anche a coloro che compiono gli anni nel prossimo mese di agosto, non essendo prevista nessuna riunione durante il prossimo mese.

Passa quindi la parola al nostro relatore Gampaolo Ladu:

“La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità.
Che il mondo intero stia attraversando un periodo di crisi, dalle dimensioni e dai tempi ancora ignoti, è fuor di dubbio. Ma spesso è proprio la crisi a portare progresso. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfida la vita è routine, una lenta agonia. Ecco perché il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere (A.Einstein).
Il mondo ha oggi davanti una sfida. Il Rotary ha davanti una sfida. Passerà, la crisi, ma tutto è destinato a cambiare: anche perché il coronavirus rischia di minare le stesse basi dei rapporti sociali. La parola “virale” da molto tempo era già d’uso comune. La frenesia della nostra civiltà era già arrivata da tempo ad uno stadio virale. Da qui la necessità di avanzare dubbi e domande sul mondo in cui viviamo, sui successi e, soprattutto, sui fallimenti, su ciò che dobbiamo ripensare. L’epidemia di coronavirus, insomma, è destinata ad influenzare, ad incidere, a modificare i rapporti interpersonali anche in ambito familiare, a rivedere i nostri modelli economici e finanziari.
Il mondo deve cambiare e il Rotary cambierà a sua volta.
Quando tutto sarà finito; quando si potrà considerare questa stagione di emergenza avviata a soluzione, rimarrà comunque aperta, a lungo e dolorosamente, la sfida, dai contorni ancora indefiniti, che il mondo e il Rotary dovranno affrontare.
Perché: quando potremo superare la paura che percorre le nostre società e che è destinata a sconvolgere i nostri modelli sociali? Quando, e come, si uscirà dalla recessione economica, dalla crisi economica e finanziaria che si prospetta, pesantissima, a livello globale? Quando dagli sconvolgimenti sociali che ne saranno il portato? Come risulterà modificato, quanto andrà ripensato e ricalibrato il Rotary?
La cultura giapponese vanta una tecnica, Kintsugi, che consiste nel riparare gli oggetti in ceramica danneggiati e rotti, mediante l’uso di un collante e una polvere d’oro. Ma l’oggetto rotto non potrà più apparire come nuovo: saranno le nervature a denunciare il danno e, insieme, a rendere preziosi il metallo e la cura. Come intervenire sugli assetti economici e sociali, come sul Rotary? Non perché: intervenire bisogna, inevitabilmente, dato che se la vita ci spezza la soluzione è creare le condizioni per ritornare più forti (E. Hemingway, Addio alle armi).
Da ora, da subito, altro che a settembre!, occorre pensare al futuro, a programmare i necessari interventi, le misure di “aggiustamento”, di ricalibratura, di ripensamento operativo, procedurale e sostanziale, sia per il sistema ordinamentale statuale ed economico, sia per il Rotary. E occorrerà pensare ad una serie di misure articolate ma coerenti, semplici (che non vuol dire superficiali) ed organiche: non, come ora nell’emergenza, espressione di disposizioni normative che si accavallano e si contraddicono, non provenienti dagli organi più disparati, non “selva oscura”, capace solo di indurre in confusione. E tanto vale sia per lo Stato, nelle sue articolazioni, che per il Rotary.
Il coronavirus ha, infatti, provocato un ripensamento complessivo degli usuali schemi della politica nazionale, tanto che non è fuor di luogo sostenere che sono state e sono le urgenze, di ogni tipo, a determinare le misure da prendere, non sempre in forme e modi coerenti: e correttamente si è osservato che con la pandemia la politica ha abdicato al suo ruolo e si è tramutata tutta in amministrazione.
Non è, pertanto, azzardato pensare che dopo la pandemia il sistema politico italiano non sarà, non potrà più essere, quello di oggi. E non pochi segnali lo dicono. Ed allora è inevitabile concludere che anche il Rotary, il nostro Distretto 2071, non potrà più mantenere le sue vecchie linee strutturali, fatti salvi, come ovvio, i criteri fondanti. E’ stato anche osservato che la unicità e la rapidità del comando, nel senso della definizione delle modalità operative, la linearità e la coerenza dei canoni di informazione e formazione, saranno determinanti, anche con riferimento ai tempi dei processi decisionali, dai quali dipende, in larga misura, l’efficacia stessa di ogni decisione.
Quando la “normalità” sarà restaurata, insomma, se non tutto molto dovrà cambiare: a livello di vita pubblica, nei modi di attuazione della politica, della definizione a attuazione delle scelte politiche, della nostra vita associativa in seno al Rotary.
Abbiamo una crisi, ma anche una opportunità. E tanto vale per il Rotary quanto per la vita pubblica. Il tempo corre veloce, ma il coronavirus ci ha segnalato che del tempo dobbiamo riappropriarci. E farlo consapevolmente. Ripensando i nostri vecchi e ormai inadeguati schemi. Riportando in auge, senza inutili orpelli di complicazione, le nostre regole base. Adottando criteri e procedure semplici: semplici, non superficiali, giusto il monito di Giampaolo Lang: Keep Rotary Simple. Lontani dalla caustica soluzione dipinta da E. Flaiano (Diario notturno): “Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’ufficio competente, che sta creando”.
No! Se il Rotary è, inevitabilmente, una macchina complessa, la cui struttura e i cui meccanismi operativi devono essere ben conosciuti da tutti i rotariani, specie da chi ha incarichi dirigenziali, fare Rotary, nei Club e nei Distretti, risponde, invece, a poche e chiare regole, che non devono essere soffocate da sovrastrutture e sofismi. Ecco il senso delle poche regole che vengono proposte: una sorta di “breviario” per un percorso lineare.
Dalla miopia delle “regolette” e della visione burocratica (anche del Rotary, sì!), ad una lettura infinitamente più ricca e articolata. Alla cultura. Cultura: non nozionismo, inteso come dispersione dei valori in regole formali e procedurali; sintesi e non dispersione: perché la semplicità è la forma della sua vera grandezza (F. De Sanctis).
Cultura, in senso ampio e in senso rotariano. Ciò che induce a rievocare un grande rotariano: Tristano Bolelli. Quando Bolelli entrò nel Rotary, all’inizio degli anni ’50, l’Italia viveva un periodo di grande espansione, materiale e morale, non solo in termini di economia, con la cultura centrale nel processo di rinascita del Paese.
“Solidarietà verso i più deboli,…affermazione dei diritti umani,…rifiuto di ogni sopraffazione,…al di là della singola comunità e della singola nazione, verso altri modi di pensare ed altre visioni del mondo,…opponendosi ad ogni discriminazione razziale, religiosa, ideologica,…perché la cultura è contraria all’intolleranza” (T. Bolelli, Proposta di una Carta Rotariana della Cultura).
Questi sono i valori da conservare e trasmettere.”

La relazione è poi terminata con un breve dibattito.

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