Il Presidente dà benvenuto ai due illustri relatori Dott.ssa Lisa Venerosi Pesciolini e Prof. Stefano Bruni, i quali hanno accettato il nostro invito in un giorno commemorativo del nostro Club.
Oggi infatti come 45 anni fa, proprio il 17 luglio, qui al Hotel Duomo il Club riceveva la Carta Costitutiva e nasceva il Club Rotary Pisa Galilei, secondo club cittadino definito Club Giovane poiché i 28 componenti avevano un’età ricompresa tra i 40 e i 50 anni.
Il Club Rotary Pisa Galilei ha sempre avuto esponenti di spicco e di alta profilo sia dal punto di vista professionale che di qualità umane; grazie a queste personalità ha sempre finanziato e promosso progetti di grande impatto territoriale e anche dedicato progetti a paesi in via di sviluppo. A tal proposito è stato pensato un cadeau commemorativo dei 45 anni dalla fondazione come omaggio ai PastPresident.
La Dott.ssa Lisa Venerosi Pesciolini, pisana doc, è parte di una delle più antiche famiglie di Pisa, ma è prima di tutto una mia carissima amica, una restau-ratrice di altissimo profilo profes-sionale ed umano. Una donna poliedrica, attenta, curiosa, rigorosa ed esigente nel suo lavoro, che sono certa catturerà la nostra attenzione con la sua narrazione insieme all’illustre relatore Prof. Stefano Bruni.
L’intervento del Prof. Bruni
La chiesa di Santa Maria del Carmine a Pisa fu edificata dai Carmelitani tra il 1324 e il 1328. Fu arricchita da cappelle e altari nel quattrocento e ampliata tra il XVI e il XVII secolo. Subì ingenti danni durante la seconda guerra mondiale. Conserva importanti opere d'arte, tra cui un organo di Andrea Ravani del 1613 e altari barocchi con dipinti di Baccio e Aurelio Lomi, di Santi di Tito, di Alessandro Allori, di Francesco Curradi e di Andrea Boscoli. Nella sacrestia sono conservati resti di un affresco trecentesco.
L’intervento della Dott.ssa Pesciolini
L’Ascensione di Alessandro Allori è l’opera più importante della Chiesa del Carmine, in ragione delle sue dimensioni e di chi l’ha dipinta. L’altare al centro della basilica si specchia sul pavimento nella sontuosa decorazione in commesso marmoreo bianco e nero che celebra la memoria del committente, Messer Niccolao da Poggibonsi
Le fonti documentano che l’opera fu eseguita a Firenze e trasportata a Pisa via fiume e che ebbe un costo assai elevato per il grande numero di figure rappresentate, per la profusione di pigmenti preziosi quali lacche rosse e azzurro ultramarino e per il pregiato legname impiegato per la costruzione del supporto. Sul cartiglio trattenuto tra le zampe di un cagnolino raffigurato in basso a destra si legge che Alessandro Allori alunno di Angelo Bronzino terminò il dipinto nell’anno del Signore 1581. Si latrabitis latrabo è il motto del pittore che ospita il suo amico a quattro zampe in molti dei suoi dipinti.
Alessandro Allori (Firenze 1535 - ivi 1607) ci introduce nello spazio pittorico attraverso la splendida figura in controluce -identificata con San Giovanni- fulcro dell’unione dell’umanità con la manifestazione divina. L’impianto prospettico costruisce un cannocchiale che da un orizzonte lontano, senza tempo, si allarga al primo piano radunando un numeroso popolo in cammino verso la luce che investe gli apostoli, Maria, Maddalena ed i seguaci di Cristo. La corona di nubi che sostiene Cristo glorioso, originariamente era di color cobalto realizzando la fusione tra il cielo terreno e quello celeste.
Questa particolare tonalità di azzurro si otteneva con l’impiego di un vetro potassico che per sua natura è instabile e nel tempo vira in grigio o bruno perdendo l’intensità del timbro cromatico.
Le indagini diagnostiche e microchimiche eseguite nel corso del restauro terminato nel 2018 hanno evidenziato la magistrale tecnica pittorica di questo artista che ha realizzato la pittura finale elaborando e modificando in corso d’opera più volte l’impianto originariamente concepito. Impiega stratificazioni pittoriche e amplia la gamma cromatica miscelando tre diversi azzurri -azzurro oltramarino, azzurro di smalto e azzurrite -tra di loro ed in unione con lacche per creare campiture di luce e ottenere la profondità delle ombre vibranti nella cangianza dei riflessi per far sì che le figure “non paiano dipinte, ma si dimostrino vive e di rilievo”(G.Vasari)
Sul retro del supporto ligneo è stata rinvenuta un’etichetta che registra la rimozione del dipinto dall’altare nel 1944 per i bombardamenti aerei. Allora, infatti, tutte le opere della chiesa furono smontate e trasferite nei depositi della Soprintendenza. Al termine della guerra furono ricollocate sui propri altari ma prive delle loro cornici.
L’attuale cornice del dipinto è stata realizzata nel recente restauro ed è fondamentale per preservare l’opera dall’accumulo di detriti pulverulenti e dall’attacco di insetti xilofagi.
Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa