La nostra nuova socia Giuseppina Pantalissi presenta la propria attività professionale e quella svolta a favore dell’Associazione Onlus ANDIAM
Giuseppina Pantalissi, entrata nel club il 26 novembre 2020, ha illustrato il proprio curriculum descrivendo accuratamente sia la propria attività professionale che quella svolta come Presidente dell’Associazione ANDIAM

25/02/2021 Annata 2020-2021

Prima di passare la parola a Giuseppina Pantalissi, il Presidente Sardella ricorda che la riunione prevede inizialmente una breve assemblea dei soci per la rimodulazione del bilancio preventivo alla luce del perdurare della crisi sanitaria. In particolare, tenendo conto di quanto è stato risparmiato per le mancate conviviali, il Consiglio Direttivo ha deliberato di attivare tre nuovi progetti:


Dopo un breve dibattito, il Presidente conclude la breve assemblea e introduce la nostra nuova socia Giuseppina Pantalissi alla quale cede la parola.

Prende quindi la parola Giuseppina:

“Nella mia presentazione vi parlerò di me iniziando dall’aspetto professionale e lavorativo per poi passare a quello personale ed umano, sicuramente più leggero ed in parte pittoresco.
Sono nata a Civitavecchia il 5.06.1973. Dopo aver terminato nel Lazio le scuole superiori mi trasferisco a vivere a Pisa dove, nell’aprile 1998 mi laureo in giurisprudenza con una tesi sul Mercato Unico Europeo e la libera circolazione di beni, persone e servizi.

Nel 2001, conseguo il titolo di avvocato e nel 2014 ottengo l’abilitazione quale Cassazionista. Per circa quindici anni, ovvero dal 1998 al 2013, ho lavorato gomito a gomito con l’avv. Cantenne, dal quale inizialmente ho svolto il tirocinio, e che tanto mi ha insegnato professionalmente e non solo fin quando, sfortunatamente è venuto a mancare prematuramente.
Sono una civilista pura anche per le ragioni che vi rappresenterò in seguito.

Il mio studio, che condivido unicamente con i miei collaboratori, si trova in Pisa, Via San Marino 52/54 nel Palazzo Kinky dal Borgo.
Dal 2013 divento legale di importanti istituti di credito, tra cui:
Unicredit spa, Intesa Sanpaolo s.p.a., Cassa di Risparmio di San Miniato prima e Credit Agricole poi, ed infine del Banco di Desio e della Brianza.

Assisto anche varie società veicolo cessionarie dei crediti del ceto bancario ovvero:
Italfondiario spa, Sestino Securitisation S.r.l., Verbania Securitisation SRL, 2Worlds srl, Cerved srl, Berenice S.r.l., DoValue spa già DoBank spa, Sestante Finance srl, Siena NPL srl, SPV Ieffe due s.r.l., SPV Ieffe tre srl, Fino uno srl, Fino 2 Srl, Stresa Securitisation srl.
Per loro, e con loro, si concordano le strategie di recupero esaminando preliminarmente la tipologia del credito da recuperare, di natura chirografaria ipotecaria o fondiaria, e le caratteristiche del debitore.

Se abbiamo di fronte una società o un imprenditore la strategia di recupero sarà sicuramente più aggressiva; al contrario se si tratta di agire contro un privato la strategia di recupero assumerà connotati in parte diversi.

Azioni quali procedure esecutive immobiliari, mobiliari e presso terzi, pignoramenti immobiliari, revocatorie ordinarie e fallimentari (partendo dalla redazione di decreti ingiuntivi, precetti e quant’altro occorra) sono, nel mio studio, all’ordine del giorno.
Ciò che, invece, mi appassiona veramente è il lavoro con la clientela privata.

Oltre alla materia strettamente bancaria, mi occupo da sempre anche del diritto di famiglia (separazioni, divorzi etc.) ma più in generale di questioni squisitamente civilistiche. La scelta di dedicarmi solo al settore civile è stata determinata anche, ma non solo, da ragioni di opportunità ed incompatibilità con mio marito, Giancarlo Dominijanni, Sostituto Procuratore (PM) presso la Procura della Repubblica di Pisa. Pur potendo esercitare in ambito penale fuori dal distretto di Pisa, ho sempre preferito evitare perché credo fortemente nel valore della specializzazione in uno dei due macro settori.

Con il privato puoi veramente esprimerti al meglio anche perché, per chi hai di fronte, puoi sicuramente fare la differenza.
La preparazione, l’esperienza, la strategia, la lungimiranza e la visione del sistema giudiziario a 360 gradi può indirizzare le sorti di un giudizio.

Nell’esaminare una questione giuridica occorre sempre e comunque partire dall’aspetto procedurale per poi, solo in una seconda fase, passare al merito.

Qualsiasi questione nel mio studio viene sempre esaminata partendo dall’aspetto strettamente processuale, senza dare nulla per scontato.
In nostro codice di procedura civile si compone di appena 840 art. ed inciampare in un cavillo processuale è più facile di quanto si possa pensare.

Superato il vaglio dell’aspetto procedurale, che è meno semplice del previsto, si passa ad esaminare il merito per il quale dobbiamo barcamenarci in appena 2969 art.
Esaminato anche il merito si passa alla strategia processuale nella quale si valuta il Collega di controparte, il Giudice che hai di fronte, nonché la capacità del cliente di comprendere l’opportunità del lasciarsi guidare in quella partita a scacchi che l’avvocato sta “giocando” per lui.

La valutazione del tuo interlocutore è fondamentale: nella vita ci esprimiamo in modo diverso a seconda del contesto in cui ci troviamo e di chi abbiamo di fronte. Molti di voi sono medici e sono sicura che la medesima diagnosi venga comunicata al paziente in termini completamente diversi, da paziente a paziente, in modo tale che il vostro interlocutore possa ben comprendere cosa volete trasmettergli.
Lo stesso deve fare un buon avvocato che non può mai prescindere dall’esame del suo interlocutore, partendo dal legale di controparte per arrivare al giudice stesso.

Ad un giudice più preparato ed acuto, potrai sottoporre questioni più tecniche e di profilo giuridico anche più complesso; per un giudice più basico dovrai predisporre atti di più facile lettura.
Altro aspetto fondamentale è la capacità di valutare quanto sia motivato il Giudice e quanto, piuttosto, voglia vedersi servito su un piatto d’argento la soluzione più semplice alla quale semplicemente aderire.

Scusate la schiettezza ma, probabilmente, mi manca quella reverenza istituzionale forse dovuta alla presenza in casa della categoria sopra descritta.
Passando a raccontarvi di me da un punto di vista più squisitamente personale, non posso prescindere dalle mie origini. Provengo da una famiglia molto semplice, mamma maestra e papà poliziotto, che a me e mio fratello hanno insegnato i valori fondamentali della lealtà, del rispetto, del sacrificio e della dedizione al lavoro, rispettando le nostre ambizioni e inclinazioni naturali.
Io da sempre paladina della giustizia sono diventata un avvocato e mio fratello, un ingegnere da sempre affascinato dal mondo societario, è finito a lavorare a Bruxelles, come dirigente dell’antitrust, alla comunità europea. In fondo tutto sommato i miei genitori, a lasciarci liberi di esprimerci, forse non hanno troppo sbagliato ma, comunque, non spetta a me dirlo.

Sono sempre stata una persona dinamica e sognatrice tant’è che, prima di imbarcarmi nei meandri della legge non potevo farmi mancare esperienze meravigliose in campi completamente diversi ed assolutamente “coloriti”.

Per circa 3 anni ho lavorato nell’ambito della moda, alla quale mi sono affacciata per gioco insieme ad atre amiche. E come in una favola sono stata catapultata in un mondo fino a quel momento del tutto sconosciuto.

Quando poi sono “cresciuta” e mi sono trovata a fare una scelta ho preferito la legge alle passerelle ed al set fotografico.
Sempre nell’ottica di raccontarmi a Voi, uno degli incontri più importanti è stato, nel 2002, quello con Giancarlo Dominijanni che, nel 2004 è poi diventato mio marito.

Lui, come già detto, è un magistrato che alcuni di voi già conoscono ed è in particolare sostituto procuratore a Pisa. Nonostante io non lo dica mai, specie a lui, senza essere di parte, credo sia uno dei magistrati più preparati che abbia mai incontrato oltre ad essere una persona con i piedi per terra, come dice mio marito il suo ruolo non è quello comunemente inteso come pubblica accusa ma è quello di cercare la verità e se la verità depone per un non luogo a procedere è quello ciò che va richiesto a prescindere da ciò che gli altri si aspettano da te.
Negli ultimi anni Giancarlo ha ricoperto prestigiose carica tre cui, solo per ricordarne alcune, è stato:

Poi la famiglia si è allargata: nel 2006 è nato Edoardo e nel 2008 Lorenzo. Entrambi prematuri, il secondo in particolare di appena 700 grammi, e dopo mesi di mio ricovero ospedaliero.

La nascita di un figlio, che dovrebbe essere un momento di gioia, per me è stato un calvario, specie per il secondo figlio rimasto in terapia intensiva per tre mesi dopo la nascita; non sapere cosa sarebbe successo, dalla sera alla mattina, se il bimbo avrebbe superato la notte oppure no, se avrebbe potuto avere un futuro normare, se quella famosa nebbiolina nel cervello di cui tanto avevo sentito parlare, si sarebbe dissolta oppure no, è stata un’agonia.

Ebbene, vivere questa che forse è stata l’angoscia ed il dolore più grande con accanto degli angeli, ha fatto la differenza.
I miei angeli sono stati i medici della neonatologia di Pisa, Armando Cuttano, Paolo Ghirri, che purtroppo non c’è, e tutti gli altri medici del reparto coadiuvati dalle magnifiche infermiere.

Io stessa ero diventata un punto di riferimento per alcune mamme, essendo una veterana per la lungo degenza del figlio, e per quella luce in fondo al tunnel che avevo visto io e che rappresentava, per le altre mamme, la speranza e l’obiettivo da raggiungere.

Quando il Dott. Cuttano mi rappresentò la volontà di costituire l’associazione onlus Andiam non ho potuto, ma soprattutto non ho voluto, tirarmi indietro per restituire, seppur in minima parte, quello che avevo ricevuto dai medici del reparto.

Il mio non è solo l’apprezzamento verso i professionisti incontrarti ma anche e soprattutto l’apprezzamento per gli uomini, con la U maiuscola, che si trovano sotto quegli anonimi camici bianchi.

Dal 2010 sono quindi diventata Presidente e fondatrice dell’Associazione Onlus ANDIAM, ispirata dal sentimento e dal desiderio, comune ad alcuni medici della neonatologia e genitori particolarmente motivati, di prevenire e tentare di risolvere le problematiche relative a pazienti “taglia extra-small” nel fisico, ma “extra large” quanto alla loro voglia e diritto di vivere al massimo delle loro rispettive e rispettabili potenzialità.

L’Associazione trova le sue radici nell’Unità Operativa di Neonatologia dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, dall’iniziativa di persone fortemente motivate ovvero: Anna Luisa Amura, Massimo Bertelli, Armando Cuttano, Loredana Di Pierro, Paolo Ghirri, Vincenzo Nardini, Pantalissi Giuseppina, Alessandra Valtriani e Marco Vuerich. Insieme abbiamo gettato le basi dell’associazione che nel corso degli anni si è ampliata con altri medici, infermieri, sostenitori e soprattutto, genitori — tutti con l’unico obiettivo di dar forza e voce ad un’idea.
Andiam si è sempre prefissata lo scopo di sviluppare e difendere i diritti e la salute, fin dalla nascita, dei bambini svantaggiati a causa di particolari condizioni fisiche e psichiche, fornendo loro assistenza a 360°. Allo scopo l’Associazione si prefigge di:

ANDIAM è un acronimo, (Associazione per i Neonati con Dismorfie IUGR o con Alterazioni Metaboliche) ma per i più è anche e soprattutto un’esortazione fraterna ad andare avanti, ed ancora una affermazione di stato, seppur anglosassone, AND-I-AM, che tende ad affermare la voglia e la necessità di ogni neonato, con qualsiasi problema o condizione di salute, menomazione o particolare stato psicofisico, di esistere nella sua giusta collocazione, come tessera del nostro mosaico sociale importante e meritevole come ogni altra.
I percorsi, alla dimissione di un neonato pretermine, non devono essere accidentati e fondamentalmente non devono essere una conquista famiglia per famiglia; al contrario devono essere autostrade facilmente percorribili, ben illuminate e, se possibile, senza pedaggio.
Ma la vera colonna portante di Andiam sono le famiglie di questi piccoli bambini che quotidianamente affrontano le difficoltà che una nascita prematura porta con sé.

Fiore all’occhiello dell’associazione è poi il finanziamento di un progetto scientifico che ha avuto risonanza nazionale. In collaborazione con gli ingegneri biomedici dell’università Sant’Anna di Pisa è stato realizzato un simulatore neonatale.
NINA è il Centro di Formazione e Simulazione Neonatale in cui l'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana ha molto creduto ed investito al punto da diventare, nel 2016, una Unità Professionale diretta dal Dott. Armando Cuttano.

Nel centro si organizzano attività formative rivolte a tutti coloro che operano nelle emergenze e nelle cure neonatali. Oltre a simulare pratiche di rianimazione e stabilizzazione, è possibile riprodurre simulazioni di altra natura, come per esempio il controllo del dolore con la saturazione sensoriale.

Nella sostanza è stata creata una sorta di bambola che riproduce un neonato pretermine sulla quale i medici ed i dottori possono simulare le pratiche più complicate che si trovano a mettere in pratica su neonati anche solo di 500 grammi in situazioni di emergenza. Sul simulatore chiamato NINA si eseguono i massaggi cardiaci, le alimentazioni forzate e soprattutto l’intubazione. A seconda di come l’operatore sanitario opera la manovra si muovono i parametri vitali di Nina e questo consente ai sanitari di comprendere eventuali errori e di migliorare l’esecuzione della manovra.

Raccontando quanto sopra ho cercato di descrivermi sia da un punto di vista umano che professionalmente perché possiate avere maggiore contezza di chi avete accolto in questo meraviglioso Club”.

Presentazione

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