Interessante relazione del nostro socio Stefano Del Prato su “Il diabete in epoca COVID 19”
L’amico Stefano ha presentato una relazione di estrema attualità illustrando le relazioni tra l’attuale pandemia virale e il diabete e mettendo in evidenza come la sfida posta dal COVID19 possa però portare anche a migliori tecniche di cura.

14/01/2021 Annata 2020-2021

Negli ultimi mesi la pandemia di Covid-19 ha preoccupato il mondo intero e ancor più le persone più deboli e più fragili. Tra queste le persone con diabete. Sebbene non sembra che il diabete esponga a un marcato aumento del rischio di infezione è però vero che le persone con diabete che hanno contratto l’infezione da coronavirus hanno una prognosi peggiore rispetto a quelle non diabetiche. Questo aumentato rischio riflette con buona probabilità la tendenza, nella persona con diabete, alla coesistenza di multipli fattori di rischio. Tra questi ovviamente l’iperglicemia ma anche l’età, la presenza di ipertensione arteriosa, ridotta funzionalità renale, pregresse patologie cardiovascolari, sovrappeso o obesità ed altri ancora. Noi abbiamo, tra l’altro, osservato che il semplice riscontro di un aumento della glicemia al momento del ricovero in soggetti senza diabete noto rappresenta un indicatore prognostico molto sfavorevole. La pandemia virale, oltre al rischio di prognosi severe, ha fatto emergere anche altri aspetti rilevanti per la persona con diabete. In particolare, è stato osservato un aumento di gravi complicanze metaboliche come la chetoacidosi e la sindrome iperosmolare, complicanze associate a un grave rischio per la vita. Questo rischio, in occasione di COVID19, è probabilmente dovuto al forte stress infiammatorio che può far precipitare anche rapidamente il controllo glicemico. È stato però suggerito che il virus possa attaccare, tra i vari tessuti, anche la cellula beta del pancreas, la cellula che produce insulina, l’ormone che regola la nostra glicemia, comportando un ulteriore deficit di una funzione già minata nella persona con diabete. Nella persona non diabetica, la ridotta capacità di secrezione insulinica potrebbe essere la causa dell’iperglicemia riscontrata al momento del ricovero in un certo numero di soggetti se non addirittura a determinare un diabete di nuova insorgenza. In effetti, sono stati registrati un certo numero di tali casi, il che ha portato all’istituzione di un registro internazionale atto a verificare il fenomeno e stabilire se queste forme di diabete insorte in periodo COVID 19 possano avere caratteristiche distintive.

Infine, rimane l’aspetto dell’impatto delle misure di contenimento dell’infezione sul controllo glicemico delle persone con diabete. Il sospetto iniziale era che il “rilassamento” indotto dal lockdown potesse minare l’adesione alle norme dietetiche e ridurre la frequenza e intensità dell’esercizio fisico traducendosi in un peggioramento del controllo del diabete. Peraltro, una serie di osservazioni fatte in vari centri nazionali ed esteri non solo non hanno riscontrato un peggioramento del controllo glicemico ma, addirittura, in alcuni casi, osservato un miglioramento. Come spiegare questa risposta paradossale? I motivi potrebbero essere molti inclusa una maggior regolarità dell’assunzione dei pasti, un numero minore di pasti consumati fuori casa per i quali è spesso difficile controllarne il contenuto calorico e di carboidrati, una accresciuta consapevolezza e capacità di gestione della malattia anche grazie alle innovazioni tecnologiche come, ad esempio, i sistemi di monitoraggio continuo della glicemia, un minore stress lavorativo o comunque connesso al lavoro, l’avvento della telemedicina. Ciò detto, tra le persone con diabete mellito tipo 2 sono le più anziane e quelle che richiedono una terapia con insulina che sono a maggior rischio di subire un impatto negativo del lockdown sulla loro capacità di continuare a garantire un buon controllo del diabete.

Il Covid-19 ha rappresentato una drammatica emergenza sanitaria e le persone con diabete, così come altre affette da patologie che riducono le difese dell’organismo, hanno pagato uno scotto elevato in termini di severità della malattia e di mortalità. Abbiamo però imparato e continuiamo ad imparare tante cose che devono tradursi in una protezione e cura più efficace delle persone con diabete. Una cosa sicuramente l’abbiamo imparata come ad esempio l’importanza per tutti, e ancor più per persone con diabete, delle precauzioni per la protezione personale. Infine, la sfida posta dal COVID19 potrebbe anche rappresentare un momento di ripensamento del sistema di erogazione delle cure alla persona con diabete con un più efficace ricorso alla tecnologia. Un esempio è quello della telemedicina che potrebbe permettere, soprattutto se integrata con tutta una serie di nuovi strumenti tra loro collegati, di seguire nel tempo fornendo interventi tempestivi in tutte le persone con patologie croniche, in primis, quelle con diabete.

Continua a leggere