21 Giugno 2018: Passaggio del Collare
Fra emozione e orgoglio Giuseppina Di Lauro delinea quello che ha significato per lei fare Rotary. Passa quindi il Collare a Giuseppe Saggese che si presenta con alcune significative parole chiave. Chiara Biagini spillata dal Governatore come nuova socia.

21/06/2018 Annata 2017-2018

Fra emozione e orgoglio di aver presieduto il Rotary Club Pisa Galilei, l’Ing. Giuseppina Di Lauro si rivolge ai soci delineando quello che ha significato per lei fare Rotary. Passa quindi il Collare di Presidente al Prof. Giuseppe Saggese, che si presenta con alcune significative parole chiave: service umanitari, studio dell’autismo, prevenzione dell’obesità infantile, rafforzamento dell’azione interna, valorizzazione dell’immagine del Rotary sul territorio.

Il Governatore Prof. Giampaolo Ladu spilla, come nuova socia, la Dott.ssa Chiara Biagini.

Ospite del Club il rotariano Dott. Luca Carnevali, atleta che ha percorso i 100Km del Passatore.

Un’annata da Presidente guardando ai valori rotariani

30 Giugno 2017

L’Ing. Giuseppina di Lauro riceve il collare di Presidente del Rotary Club Pisa Galilei per l’a.r. 2017/2018 dal Presidente Uscente Prof. Federico Papineschi e si rivolge ai soci delineando quello che sarà il suo modo vivere il Rotary da Presidente:

21 Giugno 2018

L’Ing. Giuseppina di Lauro passa il collare di Presidente del Rotary Club Pisa Galilei per l’a.r. 2018/2019 al Prof. Giuseppe Saggese e si rivolge ai soci delineando quello che ha significato e significa per lei fare Rotary.

Ho cercato di scrivere un discorso conclusivo intriso di “cosa abbiamo fatto nell’annata”, di saluti e di ringraziamenti, ma la mia indole impone ben altri canovacci e il risultato è stato sterile non riuscendo a mettere insieme due parole senza cadere nella retorica e nella banalità.

Ho pensato quindi di iniziare a procedere per immagini, fotogrammi dell’annata nitidi nella memoria e che si rincorrono nella mia mente e di fermarne alcuni, quelli più insistenti e che mi sono stati di insegnamento e di grande aiuto nel comprendere cosa vuol dire fare Rotary, e nel mio caso, ciò che andava fatto per il bene del Club, con la speranza di esserci almeno in parte riuscita.

Il primo fotogramma risale a inizio maggio dello scorso anno. Non rivestivo ancora il ruolo di Presidente. Un membro del Club mi chiamò per scusarsi in anticipo perché non avrebbe potuto frequentare con l’assiduità, mi disse, che lo aveva contraddistinto negli anni passati. Un grave problema di famiglia appena sorto - che mi raccontò - e lo fece senza esitazione perché io sarei stata il Presidente e dovevo essere messa al corrente.

Da quella telefonata e grazie a quel socio capii che il Presidente di un Club rappresenta il Club non solo in maniera formale (in qualità di rappresentante) ma è il Club stesso; è ognuno dei membri ed è l’insieme della comunità; deve operare per il singolo e nello stesso tempo salvaguardare l’armonia dell’intero Club. Da quella telefonata mi fu chiaro che al momento della mia elezione, avvenuta il 13 dicembre 2015, avevo preso un doppio impegno: la responsabilità su ogni singolo socio e la salvaguardia di una intera collettività.

Ci sono altri due punti che misi a fuoco grazie a quel colloquio.

Mi fu chiaro che in questo Club al Presidente si riversa una stima incondizionata e che io se pur giovane (o comunque più giovane tra i Presidenti) e donna, non ero l’eccezione alla regola, ma rappresentavo la regola stessa. E così è stato. Mi fu chiaro inoltre che il RC Galilei ha un suo stile, un codice di comportamento non scritto che i padri fondatori hanno adottato passandolo alle generazioni successive o almeno a chi è stato attento a recepire e che, a mio avviso, non deve essere in nessun modo sciupato ma va recuperato: anche una singola assenza va comunicata con lo stile degli amici che si scusano con il padrone di casa pregandolo di porgere le scuse a quanti fanno parte del convivio.

Ci sono altre immagini che mi permettono di dare una connotazione concreta alla parola assiduità.

L’assiduità ha il volto dei soci più giovani di questo Club che hanno figli anche molto piccoli e che hanno comunque frequentato con grande slancio.

L’assiduità ha il volto dei coniugi di questi soci che il giovedì rimangono a casa con i bambini.

L’assiduità ha il volto dei bambini di questi soci che sentono parlare del Rotary il giovedì sera quando i genitori o uno di questi non cena con loro.

L’assiduità ha il volto di un socio che non sta bene ma fa di tutto per venire o di chi chiama il suo Presidente (il suo Presidente come ama dire) per riferirgli che il medico gli ha imposto cautela e che suo malgrado sarà costretto a starsene rinchiuso in casa tutto l’inverno. Ma, aggiunge, questo non gli impedirà di essere informato di seguire il suo Club attraverso le comunicazioni via mail, il sito e gli organi di stampa.

L’assiduità ha il volto dei soci che sono oberati di lavoro, ma che al primo cenno di bisogno si precipitano, mettendo in campo le proprie forze e mettendosi in gioco.

L’assiduità ha il volto dei coniugi dei soci - di chi socio non è - ma accompagna il proprio partner con lo spirito giusto, la perseveranza e il senso di appartenenza.

L’assiduità ha il volto delle consorti dei nostri soci che non ci sono più, i grandi padri fondatori, signore che seguono le attività del Club e che frequentano con grande entusiasmo.

L’assiduità ha il volto di chi, impegnato quest’anno a livello Distrettuale e quindi sollevato dal frequentare, non appena gli impegni glielo permettevano ritornava nel Club dando concretezza alla più alta espressione del senso di appartenenza.

Vi voglio raccontare di un altro grande tema rotariano a cui, grazie al mio Club, sono riuscita a dare una dimensione, sicuramente molto personale, ma densa di significati concreti: cosa vuol dire essere il “Maestro”.

Il Maestro prende le sembianze di un giovane socio intimidito ma orgoglioso perché ha l’onore di passare del tempo con il docente della sua Facoltà, di condividere una cena allo stesso tavolo, di parlargli dandogli del tu, di chiamarlo al telefono quando ha bisogno di confrontarsi.

Il Maestro ha il volto del Professore, di quel professore che sapientemente si lascia condurre nel ruolo delle parti sapendo che la sua vocazione cioè insegnare non è ancora terminata ma l’argomento questa volta è ben più nobile perché si tratta di trasferire nozioni di vita.

Il Maestro ha il volto di un Vicepresidente, padre fondatore del Club, che umilmente e solo se palesemente stimolato dai membri del Consiglio chiarisce i pilastri dell’essere rotariano, distilla il succo della “faccenda” incantando tutti con la sua acuta analisi e il verbo schietto e ironico.

Questi sono alcuni fotogrammi di un’annata che ho vissuto in modo straordinario perché trascorsa con la consapevolezza di appartenere ad un Club straordinario, un Club che ha stile, un Club che promuove il confronto intergenerazionale, un Club che ha fatto grandi passi verso una nuova dimensione, che ogni anno ne aggiunge di nuovi a suggello di quello che è stato fatto e come monito per il non ritorno.

Ma quale è una nuova dimensione del Rotary? In altre parole: dopo l’anno di presidenza cosa è per me il Rotary e cosa vuol dire essere rotariana.

Mi sono interrogata più volte, specialmente quest’anno, come tutti i Presidenti durante l’annata.

Prendo a prestito uno stralcio di una lettera del nostro Governatore che sul motto dell’anno in corso "Rotary:Making A Difference" interpreta: Il Rotary è, deve essere, una differente maniera di fare service. Ed ogni rotariano deve sentire il piacere di fare una differenza.

Io giovane in termini rotariani ma con la responsabilità di essere Presidente di un Club con quasi 40 anni di storia ho cercato di declinare questo incoraggiamento e il risultato l’ho fatto mio: Il Rotary deve andare oltre e, aggiungo e sottolineo, i rotariani devono fare altrettanto!.

E’ questa la dimensione che mi piace, quella che vede il Rotary e i rotariani andare oltre, oltre le proprie debolezze e individualismi, andare oltre buttando il cuore oltre l’ostacolo sempre, agendo insieme per superare le divisioni, le separazioni, i confini soprattutto mentali. Il Rotary deve avere la forza a tutti i livelli - personale, territoriale, nazionale ed internazionali - di riunire, di far comunicare uomini e attori importanti anche protagonisti delle scene mondiali, di portare ragionevolezza dove questa langue, deve ispirare stimoli nuovi per nuovi atti concreti, deve avere visione dove visione non c’è.

Essere riuscita a dare questa interpretazione del Rotary con la consapevolezza del fare Rotary come Presidente è stato il più bel vestito che mi sono cucito addosso partendo da un telo.

E di questo ringrazio tutti voi, miei cari amici del Galilei che in quest’anno mi avete scrutato, osservato in silenzio, sorriso, rimproverato anche, ma di ognuno di voi ho sempre percepito la massima stima e un sincero apprezzamento.

Ringrazio il mio Consiglio Direttivo per lo spirito di abnegazione e di servizio con il quale ha agito nei confronti del Club.

Li ringrazio personalmente perché i nostri incontri hanno costituito delle pietre miliari dell’intera annata ma le discussioni e il confronto hanno sempre avuto il carattere dello scambio libero di opinione, del voler imparare e del saper superare.

Ringrazio il nostro Governatore Giampaolo Ladu, il primo Governatore al quale il nostro Club ha dato i natali e che da uomo illuminato ne ha portato alto il nome.

Ringrazio i Presidenti dei Club con i quali abbiamo condiviso un anno pieno di avvenimenti (a volte anche drammatici), progetti ed eventi.

Ognuno di noi ha portato l’identità del suo Club nel rispetto della diversità degli altri.

Una menzione particolare al Presidente del Rotaract, il Presidente più giovane tra noi di cui ho sempre ammirato il metodo e la sicurezza nel fare le cose.

E ai Presidenti Incoming presenti e agli assenti auguro una splendida annata.

Prima di finire vorrei fare un augurio al nostro Presidente Eletto, Andrea Maestrelli, di fatto da oggi Presidente Incoming. Da questo momento è in camera di chiamata (così si dice nel nuoto per gli atleti che aspettano di entrare in vasca per la gara) e avrà inizio per lui un lungo percorso di attesa, fatto di studio e pieno di annotazioni, ma anche di suggestioni e di dubbi.

Rivolgo ad Andrea e a Giuseppe una frase presa in prestito dal libro “Le memorie di Adriano” (Marguerite Yourcenar), frase che ho adattato e adottato quando ho iniziato l’annata: Il Club è un destriero di cui si sposano i movimenti! E il nostro destriero è un cavallo di razza!

Ora passo il collare a Giuseppe e amico Giosi e con il collare trasferisco una storia di 38 anni. Una storia scolpita nei nomi dei 38 Presidenti compreso il mio. Sono sicura che Giuseppe saprà custodire sapientemente e rendere ancora più prezioso questo importante tesoro umano che è il nostro Club.

Rassegna Stampa

 

Passaggio dell collare di Presidente al Prof. Giuseppe Saggese

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