Conviviale del 4 Luglio 2013
Prima Conviviale annata 2013 - 2014

04/07/2013 Annata 2013-2014

Conviviale del 4 Luglio 2013Conferenza della Prof.ssa Enza Pellecchia : ‘’ i bambini che lavorano, un problema che ci riguarda’’

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel mondo lavorano almeno 218 milioni  di bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni, di cui circa 126 milioni – nella fascia tra i 5 e i 14 anni – coinvolti in lavori pericolosi che vivono in condizioni di sfruttamento e di abuso. Accomunati da estrema povertà e ignorati dalla legge, bambini e adolescenti - in paesi ricchi e poveri - sono vulnerabile preda di prepotenze e violenza. Questi  minori, cui viene negato il diritto alla scuola e al gioco, lavorano in miniera, in agricoltura, nell’industria per i manufatti destinati all’esportazione; sono venduti come schiavi per la prostituzione, per la produzione di materiale pornografico o come servi domestici; vengono costretti ad impugnare armi in guerre e conflitti che non sanno comprendere o reclutati dalla criminalità organizzata per lo spaccio della droga.

Il lavoro minorile è un fenomeno complesso saldamente incastonato in strutture nazionali e altamente condizionato da pressioni globali e logiche di mercato che incrementano la de-localizzazione della produzione in cerca di situazioni piu’ competitive. Lo sfruttamento infantile nasconde una logica di profitto che riesce ad eludere il vincolo giuridico ed etico imposto con la ratifica delle convenzioni. I due fondamentali strumenti normativi in materia - la Convenzione 138 relativa all’età minima per l’assunzione all’impiego e la Convenzione 182 per la proibizione e l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile - operano in sinergia con la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite.

Cio’ non basta. Per porre fine allo sfruttamento del lavoro minorile occorre attivare una forte volontà politica e sociale a livello nazionale e internazionale per correggere sistemi economici e sociali che possano favorire una piu’ equa distribuzione della ricchezza, incentivare la responsabilità sociale delle imprese e saper investire nel capitale umano per promuovere sostanziali mutamenti comportamentali: ciascuno di noi, come consumatore, ha un grande potere, che può esercitare nel momento in cui decide di prestare attenzione  al fatto che un determinato prodotto “incorpori” anche una quantità di sfruttamento di lavoro minorile.

Occorre avere ben chiaro che esiste un legame duplice tra povertà e sfruttamento del lavoro minorile: è facile e quasi intuitivo pensare che il lavoro minorile sia conseguenza della povertà. Meno intuitivo – ma forse proprio per questo ancora più insidioso è il legame inverso, cioè la povertà come conseguenza del lavoro minorile: questo legame emerge con chiarezza se si riflette sul fatto che i minori che lavorano non ricevono un’istruzione adeguata e non possono aspirare a migliorare, da adulti, la propria posizione economico-sociale; inoltre, un paese nel quale il lavoro minorile sottrae molti giovani all’istruzione è destinato a diventare – nello scenario globale – un paese in grado di fornire solo manodopera a basso livello e a basso costo, con conseguenze gravi per lo sviluppo del paese nel suo complesso. Questa constatazione deve indurre a prestare grande attenzione al fenomeno, rifuggendo alla tentazione che si tratti di un problema che riguarda solo “gli altri”: anche in Italia – e non solo nell’ambito di comunità straniere come quella cinese – si vanno formando sacche preoccupanti di abbandono scolastico e lavoro minorile. Sarebbe bene che se ne parlasse di più, e si reagisse ad ogni livello in maniera efficace.

                                                                                              ENZA PELLECCHIA

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